I padri di Bioenergetica e Gestalt
Wilhelm Reich (1897-1957 – foto), psicoterapeuta austriaco, allievo di Freud, si allontanò dal maestro a partire da una considerazione nuova del corpo, del suo linguaggio (diverso e altro da quello verbale) e delle informazioni terapeutiche che esso forniva durante le sedute. Le resistenze a mettere in atto comportamenti funzionali non dipendono secondo Reich dall’”istinto di morte” postulato da Freud ma dai meccanismi difensivi di tipo emotivo attuati nei primi anni dell’infanzia e strutturatesi a livello sia psichico sia corporeo costruendo nel soggetto una vera e propria armatura o “corazza” caratteriale. Da qui l’importanza di lavorare congiuntamente sul corpo e sugli aspetti emotivi e cognitivi per liberare movimento ed espressività.
Alexander Lowen (1910-2008), medico e psicoterapeuta statunitense, conobbe Reich nel 1940 a una conferenza a New York e tale incontro rappresentò l’inizio della sua svolta esistenziale e professionale. Lowen approfondì l’approccio teoretico di Reich ed elaborò, con il testo Il linguaggio del corpo del 1958, la mappa delle strutture caratteriali. Ne descrive cinque specifici tipi, con caratteristiche diverse di tipo energetico, emotivo-cognitivo e fisico (schizoide, orale, psicopatico, masochista, rigido). A questa ne verrà aggiunta una sesta, il simbiotico, a opera di Stephen Johnson. Tipologie frutto dello sviluppo nevrotico avvenuto nella prima infanzia come risposta del bimbo all’ambiente esterno e alla relazione con le figure di cura, madre in primis. Il percorso evolutivo ha come obiettivo l’alleggerimento di queste strutture e una ottimale e più libera espressione di sé.
È Fritzs Perls (1893-1970), a fondare la psicoterapia della Gestalt parzialmente ispirata alla omonima scuola di psicologia, alla fenomenologia e alla teoria del campo, che considera rilevante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale. Nel 1934, dopo un anno passato ad Amsterdam per sfuggire al nazismo in Germania, Perls si rifugia a Johannesburg in Sudafrica, dove resterà per 12 anni. Nel 1935 vi fonda l’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi e comincia a elaborare le sue critiche alla psicanalisi freudiana. Nel 1936 Perls partecipa al Congresso Internazionale di Psicanalisi a Praga e incontra Freud… ma solo per qualche minuto. L’episodio è traumatico e segna l’inizio di una rottura definitiva con la psicanalisi.
A fine ’63 incontra Michael Murphy, che con Richard Price fonda a Big Sur il centro di Esalen, per lo “sviluppo del potenziale umano”. Qui Perls risiederà per cinque anni, organizzando seminari di grande richiamo, avvicinandosi ad autori come Gregory Bateson, Alexander Lowen, Eric Berne, Abraham Maslow, Aldous Huxley, Alan Watts e altri e avendo come allievi, tra gli altri, Claudio Naranjo, divenuto poi uno dei massimi esponenti della psicologia transpersonale.